COP29: un cammino ancora lungo per la giustizia climatica
La ventinovesima Conferenza delle Parti (COP29) sul cambiamento climatico, tenutasi a Baku, Azerbaigian, si è conclusa con l’adozione di un accordo sulla finanza climatica. Il presidente della conferenza, Mukhtar Babayev, ha annunciato l’intesa alle 2:40 del 24 novembre 2024, ora locale, segnando un passo importante verso il sostegno ai paesi in via di sviluppo. L’accordo prevede l’erogazione di 300 miliardi di dollari l’anno entro il 2035, ma resta lontano dalle aspettative di molti.
Un traguardo che sembra un punto di partenza
Per la prima volta, il documento finale menziona la necessità di destinare 1.300 miliardi di dollari all’anno per finanziare interventi di mitigazione e adattamento nei paesi più vulnerabili. Tuttavia, il compromesso raggiunto si limita a 300 miliardi, senza vincoli stringenti per i paesi sviluppati. La cifra stabilita, derivante da fonti sia pubbliche che private, è considerata insufficiente da molti esperti e leader politici.
La “Roadmap da Baku a Belém”: speranza o incertezza?
L’adozione della “Roadmap da Baku a Belém verso 1.300 miliardi” rappresenta un tentativo di costruire un percorso progressivo per aumentare i finanziamenti. Questo piano punta a rafforzare il sostegno ai paesi in via di sviluppo prima della COP30, che si terrà a Belém, Brasile. Tuttavia, mancano dettagli su come tradurre queste promesse in realtà, lasciando molti interrogativi aperti.
Tra applausi e critiche
Le reazioni all’accordo sono state contrastanti. Delegati di alcune nazioni lo hanno definito un passo avanti, mentre altri, come i rappresentanti di India, Bolivia, Cile e Nigeria, lo hanno criticato come insufficiente e lontano dalle reali necessità. “Un’occasione mancata”, hanno dichiarato, lamentando l’assenza di contributi più sostanziali da parte dei paesi industrializzati.
Ostacoli politici ed economici
Le tensioni geopolitiche e le difficoltà economiche hanno complicato le trattative. L’elezione di Donald Trump, noto per il suo scetticismo sul cambiamento climatico, ha gettato un’ombra sull’impegno degli Stati Uniti. Nel frattempo, le limitazioni di bilancio in molti paesi sviluppati hanno reso complesso l’aumento dei finanziamenti, rallentando ulteriormente il processo.
L’impegno dell’Italia e il ruolo dell’Europa
Durante la conferenza, l’Italia, con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha sottolineato l’importanza di un approccio pragmatico, proponendo il gas naturale come elemento di transizione verso fonti energetiche più sostenibili. L’Unione Europea ha invece cercato di bilanciare le divergenze, spingendo per un aumento dei finanziamenti e sostenendo l’obiettivo di 1.300 miliardi di dollari annui.
Sguardo al futuro: l’attesa per Belém
La COP29 ha messo in luce il divario tra ambizioni e risultati concreti. Sebbene il passo avanti sia evidente, il cammino verso una giustizia climatica globale è ancora lungo. La COP30 sarà un banco di prova cruciale: da Belém, il mondo si aspetta soluzioni più incisive e impegni più coraggiosi.
Il tempo per agire si sta esaurendo, e il mondo guarda ai leader globali con speranza e aspettative. Solo con un impegno collettivo, reale e determinato sarà possibile costruire un futuro sostenibile per tutti.