La transizione energetica nei diversi edifici abitativi
Le annose questioni geopolitiche impongono una forte accelerata in termini di transizione energetica con la sostituzione dell’energia derivante da fonti fossili con quella prodotta da fonti rinnovabili. D’altro canto, due tediose situazioni: rincaro delle materie prime e mancanza di installatori. Per farlo, dobbiamo necessariamente partire dai luoghi in cui spendiamo più tempo, dai luoghi in cui viviamo.
1. Case unifamiliari:
Le pompe di calore rappresentano oggi una soluzione concreta per questa tipologia di edifici, anche datati. L’innovazione tecnologica di questo prodotto è costante e la temperatura di mandata raggiunge oggi livelli molto elevati.
2. Condomini:
Qualche fatica in più si fa negli appartamenti all’interno dei condomini. Qui la soluzione più appropriate sembrano essere le pompe di calore ibride, un impianto di riscaldamento ibrido di solito alimentato a gas (metano o gpl) e dal fotovoltaico.
3. Condomini e comunità energetiche:
Nei condomini dove il riscaldamento è centralizzato si può pensare di sostituire da subito la caldaia a gas con una pompa di calore geotermica. Certo, si tratta di investimenti più corposi ma la presenza di più appartamenti ammortizza i costi che altrimenti ciascuno dovrebbe comunque affrontare da solo. E comunque si può sempre ricorrere al Superbonus.
4. Le seconde case:
Se localizzate al mare o in campagna, sono case in cui solitamente il riscaldamento non è necessario, ma serve solo per garantire l’acqua calda, compito a cui può provvedere un semplice solare termico o una pompa di calore non particolarmente complessa. Anche qui la questione centrale è quella di garantire l’acqua calda, e in questo caso si può ricorrere ai boiler elettrici. Se localizzate in montagna, durante l’inverno, al posto delle stufette a gas, si può ricorrere alle pompe di calore, che garantiscono calore d’inverno e fresco d’estate.