‘’Le reti fantasma’’: una nuova fonte di inquinamento marino

da | Lug 26, 2021

In moltissimi mari, laghi e fiumi del mondo si pratica la pesca in modo selvaggio, deturpando inevitabilmente la flora e la fauna ed imprigionando nelle reti anche i pesci più piccoli, non adatti ad essere consumati ma che, una volta pescati, non potranno mai crescere e ripopolare le acque. A tutto questo si aggiunge anche il fenomeno delle reti fantasma: di cosa si tratta?

Le reti fantasma sono resti di reti da pesca abbandonate che normalmente rimangono invisibili e che giacciono sui fondali. Queste reti disperse uccidono in modo indiscriminato milioni di pesci, mammiferi, tartarughe, grandi cetacei e persino uccelli. Una volta intrappolati dalle reti fantasma, non sono in grado di muoversi morendo per fame, infezioni e lacerazioni. Si stima che da sole le reti fantasma catturino circa il 5% della quantità di pesce commerciabile mondiale. 

Come se questo non bastasse, le reti rappresentano una nuova fonte di inquinamento: se una volta, infatti, erano realizzate con la canapa o il cotone, oggi è la fibra sintetica derivante dalla plastica il principale materiale utilizzato, che impiega centinaia di anni per decomporsi.

Le reti fantasma rappresentano l’89% dei rifiuti marini

Secondo un rapporto realizzato da FAO e Unep (2009), ogni anno in tutto il mondo vengono abbandonate o perse dalle 640.000 alle 800.000 tonnellate di attrezzi da pesca (reti, cordame, trappole, galleggianti, piombi, calze per mitilicoltura). Il 46% dei rifiuti presenti nel Great Pacific Garbage Patch è costituito da attrezzature e reti da pesca perse o abbandonate. Nel Mediterraneo, recenti ricerche condotte in diverse località, indicano che gli attrezzi da pesca possono rappresentare addirittura la maggior parte dei rifiuti marini registrati, con cifre che raggiungono anche l’89%.

reti fantasma

Progetto Reti Fantasma- Missione Euridice

Il progetto Reti Fantasma – Missione Euridice nasce dalla necessità di raccontare uno dei più grandi problemi legati all’inquinamento “invisibile” dei mari. L’anno scorso Marco Spinelli  con suo fratello Andrea Spinelli, durante un’immersione, hanno scoperto per caso un vero e proprio disastro ambientale: Una delle secche più importanti del golfo di Cefalù ricoperta da reti da pesca abbandonate. Da quel momento il loro unico pensiero fu rimuovere quelle reti.
I fratelli hanno realizzato un video con l’obiettivo di documentare lo status dei fondali e di analizzare l’impatto ambientale arrecato all’ecosistema. A tale scopo saranno effettuate immersioni, in collaborazione con l’Oceanografico di Valencia e la Capitaneria di porto di Cefalù, per lo studio scientifico dell’habitat coralligeno, della fauna ittica locale e delle specie marine a rischio. 

Come potete contribuire al progetto?

Potete sostenere il progetto grazie alla raccolta fondi su gofundme. Le donazioni verranno investite per il recupero delle reti, per il team dei ricercatori, per il team di supporto in superficie e per la troupe che documenterà l’intera missione Euridice. Ogni sostenitore riceverà un attestato di partecipazione al progetto e avrà inoltre la possibilità di essere aggiornato, attraverso un gruppo Telegram dedicato, sulle varie fasi della missione.

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